A Quiet Place: 10 film con invasioni aliene da vedere secondo Cineblog
Con “A Quiet Place – Giorno 1” al cinema con Eagle Pictures, scopriamo 10 film con invasioni aliene consigliati da Cineblog.
A Quiet Place – Giorno 1 ha debuttato nei cinema italiani con Eagle Pictures. Trattasi di un sequel/prequel che racconta come esplicita il titolo il primo giorno dell’invasione aliena.
Cogliamo l’occasione dell’uscita del nuovo capitolo di “A Quiet Place” per proporvi una nostra top 10 con una selezione di pellicole di genere fantascientifico con invasioni aliene assolutamente da vedere e rivedere.
Vivi il giorno in cui il mondo è piombato nel silenzio. Scritto da John Krasinski e Michael Sarnoski e diretto da Michael Sarnoski. Nel cast del nuovo capitolo della saga troviamo Lupita Nyong’o, Joseph Quinn, Alex Wolff e Djimon Hounsou.
1. L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel (1956) / Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman (1978)
Se l’originale L’invasione degli ultracorpi del regista Don Siegel con i suoi “baccelloni” ha avuto una duplice lettura: allegoria del pericolo comunista e un sottotesto politico sulle devianze del maccartismo, l’altrettanto inquietante remake anni 70 Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman è diventato un vero e proprio thriller cospirazionista a tinte horror che rappresenta una critica al consumismo, una presa di coscienza sulla fine della controcultura degli anni ’60 alla fine inglobata nel sistema di valori americano o ancora un declino del nucleo familiare nella sua concezione più tradizionale e con esso dei valori americani.
- Il cast del film oltre a Donald Sutherland include Jeff Goldblum, Brooke Adams, Veronica Cartwright e Leonard Nimoy meglio noto come lo Spock di Star Trek.
- Il problema più grande che il regista Don Siegel e la compagnia hanno avuto con lo studio riguardava l’uso dell’umorismo. Lui, lo scrittore Daniel Mainwaring e il produttore Walter Wanger avevano sceneggiato scene con umorismo, e Kevin McCarthy ha detto che gli attori ne hanno improvvisate alcune durante le riprese. Quando il film era ancora in fase di stampa, Siegel e Wanger hanno deciso di provarlo davanti a un pubblico in anteprima senza informare lo studio. Gran parte dell’umorismo era ancora nel film a quel punto, e la risposta del pubblico andava dalle urla alle risate e viceversa. Siegel aveva fatto entrare di nascosto un registratore nel cinema in modo che potessero dimostrare allo studio quanto fosse stata fantastica l’accoglienza del loro montaggio preliminare. Tuttavia, il capo della Allied Artists, Steve Broidy, è andato su tutte le furie quando lo ha scoperto e voleva sapere perché il pubblico rideva in alcuni punti. A quel punto ordinò che ogni traccia di umorismo fosse rimossa.
- Tra i suoni utilizzati da Ben Burtt per la scena della coltivazione dei baccelli nel remake, il battito cardiaco proveniva da un’ecografia registrata della moglie incinta. Le urla del baccello erano registrazioni di strilli di maiale. Inoltre, i suoni diegetici naturali (grilli, cinguettio degli uccelli) svaniscono man mano che il film avanza, fino a quando si sentono solo suoni meccanici (sirene, camion della spazzatura).
- La versione del 1978 corregge un buco nella trama della versione del 1956. Nel climax del film di Don Siegel, Miles vede Becky dormire. La fa svegliare, le dice che la ama e poi la bacia. Poi si allontana da lei con orrore, vedendo che è cambiata. Becky inizia a parlare come un baccello e dice freddamente a Miles di calmarsi e di unirsi a loro, indicando che è stata effettivamente trasformata in un alieno. Sebbene la scena sia potente, logicamente non ha alcun senso. Stava parlando con Becky un minuto prima e lei stava dicendo che non poteva più restare sveglia. Chiaramente, a quel punto era umana. E poi chiude gli occhi, e all’improvviso è una persona ricreata nel baccello, un cambio tropo repentino che infrange le regole della premessa centrale. Per potersi convertire, l’umana Becky dovrebbe andare a dormire, ci dovrebbe essere un baccello posizionato nelle vicinanze, e poi il baccello si trasformerebbe nella nuova Becky aliena. La nuova versione presenta la stessa scena ma corregge l’errore: Matthew abbraccia Elizabeth e le dice che l’ama; si addormenta e poi si riduce in cenere; e poi vediamo la persona ddel baccello Elizabeth arrivare da dietro di lui, parlando con una fredda voce aliena. Mostra anche cosa succede ai corpi umani originali quando i baccelli li sostituiscono, cosa che l’originale non fa mai.
2. La cosa da un altro mondo di Christian Nyby (1951) / La cosa di John Carpenter (1982)
La Cosa da un Altro Mondo è basato sul racconto del 1938 “Who Goes There?” di John W. Campbell (scritto sotto lo pseudonimo di Don A. Stuart). La trama del film riguarda un equipaggio e alcuni scienziati dell’aeronautica degli Stati Uniti che trovano un disco volante precipitato congelato nel ghiaccio artico, e un corpo umanoide nelle vicinanze. Ritornando al loro remoto avamposto di ricerca nell’Artico con il corpo ancora in un blocco di ghiaccio, sono costretti a difendersi dall’alieno vegetale ancora vivo e malevolo quando viene accidentalmente scongelato.
La sceneggiatura cambia la natura fondamentale dell’alieno del racconto di Campbell come forma di vita capace di assumere le caratteristiche fisiche e mentali di qualsiasi essere vivente che incontra, in una forma di vita umanoide la cui struttura cellulare è più vicina ai vegetali, sebbene debba nutrirsi di sangue per sopravvivere. La struttura interna, simile ad una pianta, della creatura la rende impermeabile ai proiettili, ma non ad altre forze distruttive come il fuoco e l’elettricità.
Sarà John Carpenter con il suo remake La cosa a ridare all’alieno la sua forma originale di duplicatore di forme di vita, e un po’ come accadeva con i baccelloni de L’invasione degli ultracorpi, ma con le influenze del body-horror croneberghiano e gli scioccanti effetti speciali di Rob Bottin. Cronenberg mette in scena in una remota base artica una sorta di “Dieci piccoli indiani”. Le morti si susseguono, cosi come i sospetti, le fragili alleanze, le reazioni spropositate e la follia. La mostruosità che copia geneticamente l’uomo che coppia se stesso, un’invasione stile “Ultracorpi”, ma più intimista che parte dal singolo individuo e si espande come un virus, come un malevolo cancro, di cellula in cellula.
Il mago degli effetti speciali Rob Bottin crea le mostruosità deformi che compongono l’alieno, tutte piccoli parti che sono pronte a clonare-infettare chiunque gli stia accanto, solo il sangue può rivelare il mostro nascosto, ma la genialità sta nel dubbio che assale lo spettatore, forse lo stesso alieno clonando l’uomo ne assorbe le caratteristiche, i ricordi, così egli stesso forse è inconsapevole di essere il mostro, solo quando attraverso il fuoco l’istinto di conservazione viene alla luce, l’alieno ritorna consapevole e deforma e smembra i corpi per farne nuovi veicoli di contagio o di sopravvivenza, insomma tutto dipende dai punti di vista.
Carpenter e Hollywood a causa di questo disturbante remake si ritrovano in una battaglia continua e alla vicendevole sopportazione dello show-biz americano nei confronti di questo regista ribelle che a volte diventa incontrollabile proprio perché strenuo difensore del controllo sulle sue opere. “La cosa” è un pugno nello stomaco a quella Hollywood che ha tentato più volte di imbrigliare l’anima anarchica ed indipendente di Carpenter, ma come ogni figliol prodigo anche Carpenter tornerà all’ovile girando il politicamente corretto Starman, una sorta di prezzo da pagare per il provocatorio e ultraviolento “La cosa”. Accusato di fare pornografia della violenza, Carpenter difende ad oltranza la sua creatura dalle fattezze prepotentemente anni ’80, figlia dello “splatter” e della voglia di provocare, la risposta di pancia allo zuccheroso E.T. di Steven Spielberg. “La cosa” è un cult fanta-horror con un anima, non solo effetti speciali, ma una sceneggiatura che omaggia il thriller servendolo in una veste da incubo: deforme e paranoide.
3. Essi Vivono di John Carpenter (1988)
Uno dei film più sottovalutati di John Carpenter da parte della critica è stato senza alcun dubbio Essi vivono, pellicola che rappresenta forse la summa del suo pensiero ultimo.
In un’America in preda ad una crisi economica che ne mina le fondamenta, John Nada (“Rowdy” Roddy Piper), lascia Denver e si trasferisce a Los Angeles, qui trova un lavoro e un posto dove dormire in alcune baracche alla periferia della città. Nel frattempo strani appelli sotto forma di interferenze disturbano le trasmissioni televisive, strani messaggi su una realtà distorta e sulla manipolazioni delle menti, messaggi che incuriosiscono Nada che con l’amico e collega di lavoro Frank (Keith David) scoprirà, anche grazie all’aiuto di portentosi e speciali occhiali da sole, che la Terra è stata invasa da mostruosi alieni e si unirà alla resistenza nel tentativo di salvare il pianeta.
“Essi Vivono” è un atto di denuncia contro il consumismo e i mass-media con la geniale idea di svelare il mondo alieno celato alla vista decolorando la prospettiva in favore di un puro e rivelatore bianco e nero, un chiaro omaggio alla fantascienza “povera” degli anni ’50, il resto è azione, thriller e il pensiero low-budget Carpenteriano all’ennesima potenza.
- Carpenter ha affermato che i temi di Essi vivono derivavano dalla sua insoddisfazione per le politiche economiche dell’allora presidente americano Ronald Reagan note anche come Reaganomics, e ciò che Carpenter considerava una crescente commercializzazione sia nella cultura popolare che nella politica dell’epoca.
- All’uscita del film, Carpenter ha osservato: “La premessa del film è che la ‘Rivoluzione Reagan’ è gestita da alieni provenienti da un’altra galassia. I liberi imprenditori provenienti dallo spazio hanno conquistato il mondo e stanno sfruttando la Terra come se fosse un pianeta del terzo mondo. Non appena esauriranno tutte le nostre risorse, passeranno a un altro mondo… Ho ricominciato a guardare la TV e ho subito capito che tutto ciò che vediamo è progettato per venderci qualcosa… Si tratta di volerci comprare qualcosa. L’unica cosa che vogliono fare è prendere i nostri soldi.”
- Nel 2017, in risposta a delle ridicole interpretazioni neonaziste dei temi del film, Carpenter ha ulteriormente chiarito che il film “parla degli yuppie e del capitalismo sfrenato” e non ha nulla a che fare con teorie cospirative le di un qualche controllo di stampo ebraico del mondo.
4. La guerra dei mondi di Byron Haskin (1953) / La guerra dei mondi di Steven Spielberg (2005)
Il classico romanzo di H.G. Wells La guerra dei mondi nella sua prima versione cinematografica, premiata con un Oscar per gli effetti speciali, è un classico immarcescibile e fonte d’ispirazione per molta moderna fantascienza cinematografica miscelata con il genere “catastrofico”, vedi l’Independence Day di Roland Emmerich. L’ambientazione del romanzo viene cambiata dall’Inghilterra vittoriana alla California meridionale del 1953. La Terra viene improvvisamente invasa dai marziani e lo scienziato americano dottor Clayton Forrester cerca qualsiasi punto debole per fermarli. Il film Haskin può contare su un’atmosfera di puro terrore, gli alieni non comunicano nulla se non distruzione, non forniscono ragione alcuna e soprattutto non si ha conto del loro aspetto, il che rende tutto ancora più terrificante e paranoico.
La versione di Steven Spielberg non può non rievocare in alcune scene l’orrore dell’Olocausto, vedi il vero e proprio rastrellamento degli umani da parte degli alieni o i richiami anche involontari alla guerra in Iraq e al terrorismo dell’11 settembre. Gli alieni narrati da Spielberg sono arrivati sulla Terra in un passato remoto e hanno posizionato le loro macchine di morte nelle viscere della Terra, celate agli occhi degli umani, silenti ma pronte ad emergere in qualsiasi momento portando morte e distruzione. “La guerra dei mondi” di Spielberg è un monito contro la guerra e mantiene una nota di speranza che è anche il fil rouge dei film del regista, anche di fronte a scene di distruzione di massa che fanno riflettere su chi siano in realtà gli alieni se non un riflesso della parte più oscura, distruttiva e vorace dell’essere umano.
5. Attack the Block di Joe Cornish (2011)
E se una eventuale invasione aliena prendesse il via dalle periferie delle città? Attack the Block ci mostra una sorta di avanguardia aliena che arriva sulla Terra in una zona popolare nel sud di Londra durante la notte di Guy Fawkes, e viene “accolta” e contrastata da banda di adolescenti di strada.
Il film con invasione aliena di Joe Cornish è un piccolo capolavoro e oltre a presentare gli alieni più bizzarri dai tempi dei Critters ha anche lanciato l’attore John Boyega che qualche anno dopo ritroveremo nei panni dello stormtrooper disertore Finn nella nuova trilogia sequel di Star Wars.
“Attack the Block” purtroppo non ottenne il successo che meritava e fallì al botteghino, oltre che da Boyega il film era interpretato da Jodie Whittaker diventata di recente il 13° Dottore della serie tv Doctor Who e da Franz Drameh che ritroveremo come parte dell’Arrowverse nei panni del supereroe Firestorm.
Cornish ha proposito del flop di “Attack the Block” ha spiegato che il film era troppo in anticipo sui tempi.
- Il design delle creature ha preso il via con due uomini vestiti da gorilla con mascelle animatroniche; la post-produzione ha aggiunto qualità ultraterrene come la pelliccia appuntita che non riflette la luce, gli artigli, le file di mascelle bioluminescenti e persino parte del loro movimento. In totale il film presenta oltre 100 riprese con effetti, che sono state completate nel corso di 4 mesi dalla casa svedese di effetti Fido. Le creature non hanno occhi e cacciano e trovano compagni utilizzando un senso dell’olfatto estremamente evoluto; il loro movimento è consentito principalmente attraverso l’ecolocalizzazione. I rumori di ecolocalizzazione emessi dalle creature erano una combinazione del sonar dei delfini mescolato digitalmente con i grugniti e i ringhi di dozzine di altri animali, e persino con le urla di una donna. Sono stati utilizzati alcuni pupazzi, come l’alieno femminile più piccolo e glabro che ha terrorizzato il giovane cast. Nel 2023, Cornish dichiarò che il design delle creature erano in parte basati sul suo gatto domestico che “inghiotte l’oscurità”.
6. Independence Day di Roland Emmerich (1996)
Independence Day è un godibilissimo giocattolone dall’anima fracassona, impregnato di retorica e patriottismo, nessun personaggio ha il minimo spessore, tranne l’ronico Jeff Goldblum, gli effetti speciali divorano qualsiasi tentativo di dare verosimiglianza a questo attrazione da luna park, ma la domanda sorge spontanea: Come non divertirsi di fronte a quello che rappresenta il popcorn-movie per antonomasia?
Mancava solo il 3D e il film di Emmerich sarebbe stato il prototipo perfetto di tutti gli action fantascientifici del nuovo millennio, insomma “Independence Day” è il papà dei Transformers cinematografici. L’ironia e il non prendersi mai troppo sul serio, vedi l’aria sbruffona di Will Smith che dopo aver pestato una alieno si fuma un sigaro, è l’anima di questo disaster-movie a base di alieni che va goduto con canonici popcorn e un contorno di rumorosi amici.
Il regista Roland Emmerich reduce dal successo di Stargate sforna un’altro kolossal sci-fi che sarà seguito dal Godzilla americano, i catastrofici The Day After Tomorrow e 2012 senza dimenticare l’avventura preistorica 10.000 AC. Insomma un regista da blockbuster che qui sforna il suo lavoro più riuscito, omaggiando la fantascienza classica, i cliché da Ufologia, la mitologia da teorici della cospirazione e un cult tv del calibro di Visitors.
“Independence Day” è cinema di genere all’ennesima potenza, un modo di fare cinema galvanizzante che punta alla pancia e agli occhi dello spettatore. Emmerich punta all’intrattenimento duro e puro, una spassosa fuga dalla realtà fatta di “tamarrate” action, volume troppo alto, profumo di popcorn e grasse risate, insomma una “americanata” di quelle che ogni tanto ricordano a noi italiani che esiste un cinema che non è fatto di soli drammi, commedie e cinema d’autore.
- Il modo con cui gli alieni sono stati sconfitti è ispirato dalla trama originale del romanzo di HG Wells. In quel caso gli alieni sono stati battuti da batteri e virus mentre in questo film sono stati battuti con l’ausilio di un virus informatico.
7. Mars Attacks! di Tim Burton (1996)
Fantascienza e black comedy si fondono nel Mars Attacks! di Tim Burton, una parodia de La guerra dei mondi, ma stavolta gli alieni si mostrano e interagiscono con gli umani dimostrandosi altrettanto infidi e perniciosi. Burton costruisce un film a misura di spettatore, materia prima di culto per nerd interpretata da un cast corale strepitoso che include Jack Nicholson, Glenn Close, Annette Bening, Pierce Brosnan, Danny DeVito, Martin Short, Sarah Jessica Parker, Michael J. Fox, Pam Grier, Rod Steiger, Tom Jones, Lukas Haas, Natalie Portman, Jim Brown, Lisa Marie e Sylvia Sidney (Furia di Fritz Lang, La maledizione di Damien, Hammett – Indagine a Chinatown, Beetlejuice – Spiritello porcello) nel suo ruolo finale, l’attrice è scomparsa il 1° luglio 1999 a 89 anni.
- Tim Burton voleva dare vita ai marziani nel film tramite l’animazione stop-motion come omaggio ai film della leggenda degli effetti speciali Ray Harryhausen. Inizialmente considerò Henry Selick (che aveva diretto per lui il film Nightmare Before Christmas) come l’uomo giusto per il lavoro, ma Selick era impegnato con il suo film in stop-motion James e la pesca gigante (anch’esso prodotto di Burton). Inizialmente lavorarono con un diverso team di animatori, ma quando lo studio si rifiutò di finanziare i costi previsti, alla fine decisero per le immagini generate al computer (CGI) create dalla Industrial Light & Magic (ILM), che erano molto più economiche. Gli animatori dell’ILM hanno volutamente fatto sembrare la CGI un po’ scadente e finta secondo la richiesta di Burton, anche se ha deciso di non animare i marziani senza motion blur, il che li avrebbe fatti sembrare molto più “stop-motion”.
- Quando il Generale Decker (Rod Steiger) grida al Leader marziano (mentre si sta rimpicciolendo rapidamente e la sua voce sta aumentando di tono a causa di essere stato colpito da una pistola a raggi marziani rimpicciolenti (tuttavia, non sembra preoccuparsene o addirittura notare che questo gli sta succedendo)) “… E senza mai conoscere la resa! Avete capito? Vi combatteremo sulle spiagge, vi combatteremo per le strade, non vi daremo tregua, non vi daremo respiro, e alla fine, com’è giusto, vinceremo!”. Si tratta una parodia delle parole del primo ministro britannico Sir Winston Churchill nel suo discorso del 1940 riguardo alla minaccia di un’invasione della Gran Bretagna da parte della Germania nazista “Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline; non ci arrenderemo mai.”
- C’erano diverse scene nella sceneggiatura originale del film che non furono mai realizzate e che rendevano il film non solo molto più lungo ma gli davano anche un tono molto più cupo. Tra questi ce n’era una all’inizio con il signor Lee dove le mucche in fiamme lo avrebbero calpestato e ucciso mentre la sua famiglia guardava con orrore; un’altra era quella in cui l’arredatore della Casa Bianca sta decorando la Sala Ronald Reagan e i marziani irrompono dalla finestra e lo disintegrano; una versione estesa della scena di Donut World in cui la dipendente del negozio sta cercando di scappare dall’edificio con Richie Norris e alcuni poliziotti quando i marziani attaccano. Richie esce, si gira e vede l’edificio prendere fuoco, e vediamo gli scheletri degli altri personaggi; la scena della morte del dottor Zeigler; il furto del dispositivo traduttore; una versione estesa dell’irruzione nel casinò, inclusa la morte del signor Brian, che sta cercando di risparmiare i suoi soldi e viene disintegrato insieme a molti altri giocatori d’azzardo; e un finale alternativo in cui Byron viene effettivamente ucciso dai marziani e trascinano via il suo cadavere. Gli aerei passano più tardi e uccidono quei marziani con la musica di Slim Whitman. Più tardi, durante la cerimonia di premiazione, Byron viene ricordato da Taffy in un lungo e dolce discorso. Louise, Cedric e Neville Williams sono seduti tra il pubblico di questa cerimonia, in lacrime e vestiti di nero.
8. Signs di M. Night Shyamalan (2002)
Signs conclude una trilogia di film di M. Night Shyamalan acclamati da pubblico e critica, gli altri due sono The Sixth Sense – Il sesto senso e Unbreakable – Il predestinato, ma sarà anche il primo film in cui la “Luna di miele” tra regista e critica comicia a mostrare le prime crepe prima che Shyamalan imbocchi un periodo creativamente poco felice che culminerà con il flop L’ultimo dominatore dell’aria. Dopo aver rivisitato una storia di fantasmi con uno dei finali a sorpresa più famosi di sempre e approcciato il mondo dei fumetti e dei supereroi radicandoli nella realtà, Shyamalan con “Signs” ci racconta passo passo un’invasione aliena che vede una famiglia reduce da un lutto affrontare alieni bellicosi che però, come ci ricorda La guerra dei mondi, hanno sempre un qualche punto debole da sfruttare.
Con Mel Gibson e Joaquin Phoenix (che ha sostituito Mark Ruffalo a cui all’epoca fu diagnosticato un tumore al cervello), la storia segue un ex prete episcopale di nome Graham Hess la cui fede sta vacillando, che scopre una serie di cerchi nel suo campo di grano (che Shyamalan ha voluto reali e non creati con la CGI). Un fenomeno che rivelerà la presenza sulla Terra di vita extraterrestre che presto si mostrerà al mondo, con Shyamalan che regalerà agli spettatori una tra le scene più inquietanti della storia del cinema, quella del compleanno brasiliano con l’alieno che passeggia in giardino.
- M. Night Shyamalan ha citato Gli uccelli (1963), La notte dei morti viventi (1968) e L’invasione degli ultracorpi (1956) come pellicole che hanno influenzato il suo film.
- Il film è stato elogiato anche per la sua colonna sonora, al compositore James Newton Howard è stato chiesto di fare volutamente riferimento a colonne sonore di film classici di generi simili, come Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) e Psycho (1960). La musica di apertura e il motivo principale di tre note sono sorprendentemente simili (un probabile riferimento) sia al tema di Psycho (1960) che al tema di Ai confini della realtà (1959).
9. Il terrore dalla sesta luna / The Puppet Masters (1994)
Film ingiustamente snobbato dalla critica e flop d’incassi, Terrore dalla sesta luna gioca con la paranoia con modalità simili al cult L’invasione degli ultracorpi e racconta di un’invasione aliena messa in atto da alcune creature che agiscono come organismi parassiti, prendendo il controllo dei terrestri e fondendosi a livello neurologico con gli ospiti umani. Il film è basato sull’omonimo romanzo del 1951 di Robert A. Heinlein adattato anche in un famoso episodio della prima stagione della serie Classica di Star Trek dal titolo “Pianeta Deneva”.
- La sceneggiatura ha subito numerose riscritture a causa delle differenze tra gli scrittori, Terry Rossio e Ted Elliott, che volevano rimanere fedeli alla storia di Heinlein, e i dirigenti della Disney che volevano un adattamento da poter vendere. Di conseguenza, la sceneggiatura finale tralascia alcuni elementi del romanzo. Ulteriori riscritture furono motivate da misure di risparmio sui costi come la sostituzione dell’ambientazione futuristica del romanzo con una contemporanea e tentativi di allontanare il film dalle varie opere derivate. Non meno di nove scrittori hanno lavorato alla sceneggiatura. Oltre agli scrittori accreditati Ted Elliott, Terry Rossio e David S. Goyer, hanno lavorato anche James Bonny, Richard Finney, Michael Engelberg, Neal Purvis, Robert Wade e il regista del film, Stuart Orme. La versione finale utilizza principalmente idee tratte dalle riscritture di Goyer e Orme.
- Nel film, non è indicato da dove provengano esattamente i parassiti alieni, ma il regista Stuart Orme ha successivamente dichiarato che provengono da una delle lune di Giove chiamata Titano come specificato nel romanzo.
- Nel libro di Robert Heinlein, i personaggi alla fine scoprono una serie di punti deboli dei parassiti alieni per sconfiggerli tra questi tecniche da guerra biologica: le autorità rilasciano scimmie infette nel territorio controllato dai parassiti che si fondono con le scimmie e poi si trasmettono rapidamente la malattia a vicenda. Diversi giorni dopo, attentamente programmati, migliaia di volontari vengono paracadutati per somministrare la cura a quelle persone i cui parassiti sono morti. Ciò è stato cambiato per il film e c’erano tre modi per sconfiggerli. Il primo consisteva nell’utilizzare l’elettricità o l’elettroshock per allontanare la creatura dal suo ospite (es. Sam nel laboratorio prima che la creatura tentasse di ucciderlo fermandogli completamente il cuore). Il secondo consisteva nello sparare o ferire l’ospite o, in alcuni casi più drastici sparare all’ospite con la creatura che muore con esso. Infine causare una semplice malattia che colpisce il cervello umano ma non uccide la persona, questa era la risoluzione che David S. Goyer aveva nella sua bozza della sceneggiatura.
10. A Quiet Place di John Kransinski (2018)
A Quiet Place è una serie di film che miscelano horror e fantascienza in uno scenario post-apocalittico alla “Io sono leggenda” e “The Last of Us”. Il franchise dell’attore e regista John Krasinski (Jack Ryan) è attualmente composto da tre film usciti nelle sale incluso il prequel/spinoff “Giorno 1”. La trama segue una famiglia che cerca di sopravvivere su una Terra abitata da alieni predatori ciechi, che cacciano gli esseri umani grazie ad un acutissimo senso dell’udito.
“A Quiet Place” utilizza il silenzio intervallato dal sonoro del film come una vera e propria colonna sonora. Questa mancanza diventa fonte di tensione che si fa sempre più tangibile fino al climax con gli alieni predatori, tutti elementi che rendono il film di Krasinski un perfetto survival-horror.
- La sceneggiatura è stata scritta da Scott Beck e Bryan Woods da una storia da loro concepita, con il contributo di Krasinski dopo essersi unito al progetto. Lo scenografo Jeffrey Beecroft ha gideato il design delle creature e la Industrial Light & Magic le ha create, guidate dal supervisore degli effetti visivi Scott Farrar. Il regista voleva che le creature sembrassero essersi evolute per non aver più bisogno degli occhi e che fossero di natura “in qualche modo umanoide”. Farrar ha detto che il design iniziale delle creature li mostrava con corna simili a rinoceronti che spuntavano dai loro volti, ma le riprogettazioni successive le hanno omesse perché non erano abbastanza spaventose. Come riferimento, i progettisti delle creature hanno fatto riferimento a pesci preistorici, serpenti neri e pipistrelli, in particolare ai loro schemi di movimento. L’ispirazione è stata tratta anche da cadaveri che vengono rinvenuti nelle paludi, mummificati nella torba che rende la loro la pelle nera e dall’aspetto cadente e coriaceo. Krasinski ha fornito il motion capture per le creature.
- In un’intervista con il sito web SlashFilm, gli sceneggiatori Scott Beck e Bryan Woods hanno rivelato che la Paramount Pictures originariamente intendeva incorporare A Quiet Place – Un posto tranquillo (2018) nel franchise di Cloverfield. Come ha detto Beck nell’intervista, “Immagino che ci sia passato per la mente e che avessimo parlato con i nostri rappresentanti di questa possibilità. Era un tempismo strano, però, perché quando stavamo scrivendo la sceneggiatura, 10 Cloverfield Lane (2016) era alla Paramount. In realtà stavamo parlando con un dirigente di questo film, e dalla presentazione sembrava che potesse esserci un crossover, ma quando finalmente abbiamo portato la sceneggiatura finale alla Paramount, l’hanno visto come un film completamente diverso. Gli sceneggiatori e il regista John Krasinski alla fine si sono sentiti sollevati e grati che la Paramount abbia finalmente deciso di consentire loro di realizzare il film come un film completamente originale e autonomo, piuttosto che farlo come parte del franchise cinematografico di Cloverfield, o di qualsiasi franchisw cinematografico per quella materia. “Una delle nostre più grandi paure era che [il film] venisse travolto in una sorta di franchise o riproposto per qualcosa del genere”, ha aggiunto Woods. “Il motivo per cui dico ‘la paura più grande’ è che adoriamo i film di ‘Cloverfield’. Sono eccellenti. È solo che, come spettatori, desideriamo idee nuove e originali, e riteniamo che gran parte di ciò che è là fuori sia derivato o parte di qualche proprietà. alcuni sono fumetti, altri remake, altri ancora sequel. Li vediamo tutti, ci piacciono anche quei film, ma il nostro sogno è sempre stato quello di lanciare qualcosa di diverso sul mercato, quindi siamo grati che la Paramount abbia abbracciato il film come se fosse una cosa indipendente.”
Fonte: Wikipedia / IMDb